La paura di ingrassare
Osservando quest’estate i tanti turisti sportivi che sono venuti qui in montagna, ho pensato che sempre più gente sembra essere influenzata dalla cultura della dieta, ma non si nota perché è diventata la norma: è normale essere magri, muoversi, mangiare sano, seguire diverse diete, disintossicarsi, discutere di calorie, allenamento, cibi sani, cibi proibiti ecc. E noi che viviamo in un corpo magro abbiamo certamente un grande vantaggio paragonato a delle persone grasse, ossia il privilegio di non essere stigmatizzati. Eppure la paura di ingrassare è sempre dietro l’angolo e genera una mentalità e uno stile di vita che non vorrei raccomandare a una persona cara.
Secondo questa fonte, il 45% degli americani vive con la paura di ingrassare, e noi in Europa di solito seguiamo i trend americani con qualche anno in ritardo.
Strettamente connessa alla paura di ingrassare è la fat-fobia, che viene definita come la paura irrazionale, l’avversione o la discriminazione di persone grasse.
Questa stigmatizzazione di persone grasse e la paura di ingrassare, insieme agli ideali assurdi di bellezza, ci ha spinti verso una cultura della dieta che ormai pochi di noi mettono in dubbio.
Qual’è il messaggio che mandiamo ai nostri bambini?
Le vere e proprie patologie a parte, è importante sottolineare (ancora una volta ;-) che noi, che viviamo in un corpo magro, siamo molto privilegiati paragonati alle persone grasse, soprattutto perché non siamo vittime di stigmatizzazione.
Nonostante questo, dovremmo chiederci se desideriamo trasferire questo modo di vivere, il modo di vedere e di relazionarci con il nostro corpo e tutte le conseguenze negative che ne derivano, ai nostri bambini e in particolare alle femmine. Da una ricerca che viene citata da questo sito emerge che l’81% delle ragazze americane dell’età di dieci anni ha paura di ingrassare!
Quali sono allora le conseguenze negative per la qualità della nostra vita?
La cultura della dieta focalizza la nostra attenzione sul mondo esterno, con i suoi ideali di bellezza, l’aspetto fisico, i consigli di allenamento e di diete. Perdiamo così la capacità di sentire il nostro corpo, e di capire quello che ci comunica ma soprattutto di fidarci di lui. Leggi di più nel nostro articolo “Lascia stare la dieta e trova il piacere di muoverti.”
Secondo Alissa Rumsey, autrice del libro “Unapologetic Eating”, altre possibili conseguenze sono:
- eccessiva preoccupazione per cibo e corpo
- peggioramento della propria immagine corporea
- possibilità di sviluppare disturbi alimentari
- stress
- alimentazione incontrollata (cioè l’abbuffarsi)
- voglie di particolari cibi (cravings)
- poca fiducia in se stessi
- problemi con un peso yo-yo
Pensa a quanto tempo, energia e soldi sprechiamo occupandoci del nostro aspetto fisico, risorse che avremmo potuto invece investire in cose più importanti. Inoltre, Chiara Meloni e Mara Mibelli, nel loro libro “Belle di Faccia”, dicono “Più siamo impegnati a disprezzare il nostro corpo, a lavorare sul nostro aspetto e a impiegare il nostro tempo per essere socialmente accettabili, più siamo controllabili e consumatrici migliori. Perché sì, è anche di questo che si tratta.”
Che cosa possiamo fare?
Innanzitutto iniziamo a liberarci dalla paura di ingrassare e dell’essere grassi e smettiamo di giudicare gli altri per il loro aspetto fisico. Questo può evitarci un rapporto complicato con il cibo e con il nostro corpo e ci aiuta ad avere più comprensione per noi stessi e per gli altri.
Prova poi a diventare consapevole dei diversi modi nei quali la cultura della dieta si presenta nella tua vita. Quando hai capito quali sono i messaggi provenienti da fuori e quali i tuoi comportamenti, pensieri e sentimenti che costituiscono la mentalità della dieta, puoi iniziare a prendere le distanze.
Evelyn Tribole e Elyse Resch suggeriscono nel loro libro “Intuitive Eating” questi 4 passi:
Step 1: Diventa consapevole dei danni che la cultura e la mentalità della dieta creano e rifletti sull’effetto negativo che hanno su di te.
Step 2: Scopri come la cultura e la mentalità della dieta si manifestano nella tua vita.
Step 3: Chiamalo per quello che è, ad esempio: “questa è la mentalità della dieta che parla”, “questa è la cultura della dieta”, ecc.
Step 4: Sfida i tuoi pensieri e credenze e cerca di cambiare il tuo comportamento con curiosità e pazienza.
Un altro passo in avanti descritto nel libro di Alissa Rumsey e sempre ispirato da “Intuitive Eating” è di lasciar andare gli “attrezzi della dieta” (diet-tools), cioè tutti gli aiuti basati su fonti esterne, in modo che tu possa iniziare a captare i segnali che ti manda il tuo corpo.
Ad esempio:
- evitare le app per il food-tracking
- evitare di contare calorie, macro (proteine, carboidrati, grassi) o punti
- evitare di limitare o restringere particolari gruppi di cibo
- smettere di dividere il cibo in gruppi come sano/non sano o buono/cattivo
- eliminare libri e ricette di cibi che si concentrano sul basso contenuto calorico o eliminare certi gruppi di alimenti
- lasciare perdere eventuali diete o piani alimentari
- non usare l’esercizio fisico per bruciare calorie o compensare per aver mangiato troppo
- eliminare la bilancia
Probabilmente conosci bene alcuni di questi “attrezzi” come contare le calorie, seguire una nuova dieta miracolosa, disintossicarti dopo le feste, evitare o restringere il consumo di certi cibi, allenarti per bruciare la cena di ieri, fare fatica a goderti particolari eventi sociali per paura di rovinare il tuo stile di vita salutare, rifiutare la fetta di torta perché oggi non ti sei mai mossa...
Prova a lasciare andare uno o due di queste abitudini. Immagina cosa cambia. Come potresti sentirti? Avere paura di fare questi cambiamenti è perfettamente normale. Inizia con piccoli passi e sii curiosa invece di giudicare te stessa.
Ma se mi accetto come sono devo lasciarmi andare?
Abbandonare la mentalità della dieta e iniziare ad accettarti come sei non significa lasciarti andare. Ti aiuta invece a iniziare un viaggio verso te stessa. Significa spostare il focus principale al tuo interiore per imparare di nuovo ad ascoltarti come quando eri piccola. Ti dà la possibilità di liberare tempo, energia e soldi per impiegarli in cause più importanti.
“Ma io vorrei potermi guardare nello specchio e trovare piacere in quello che vedo”, mi ha detto un’amica. Sono d’accordo e devo aggiungere che a me piace sentirmi leggera nel movimento e sentirmi bene nei miei vestiti. Ma per quanto non sono sicura che tutto il controllo e i sacrifici valgono completamente la pena, sono invece sicurissima che non è una mentalità che voglio trasmettere a mia figlia.
In più, mi sono anche chiesta “ma allora non possiamo più truccarci o pensare bene a come vestirci?”, e credo che dobbiamo soltanto farci delle domande...
Se, ad esempio, non riusciamo ad accettare i segni della vecchiaia come rughe e capelli grigi, che cosa comunichiamo alle nostre figlie? Che non andiamo bene così come siamo? Che dobbiamo cambiare il nostro aspetto fisico per avvicinarci il più possibile allo standard della bellezza?
Nel libro “Body Respect”, Linda Bacon e Lucy Aphramor scrivono che l’accettarsi “non significa gettare la spugna… piuttosto, significa andare avanti e lasciarsi dietro la cultura della dieta, cioè una cultura che non rispetta la diversità e non migliora il benessere, per abbracciare un modo di vivere che invece lo fa. Scopri quali sono i tuoi bisogni e cerca di soddisfarli.” Di quest’ultimo, anche chiamato self-care, puoi leggere di più in questo nostro articolo “Ecco perché il self-care non è un atto egoistico e come fare.”
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