Abbracciamo l'imperfezione
Quando avevo circa 9-10 anni, un membro della famiglia mi ha fatto notare che stavo sviluppando un po’ di pancetta. Così, per la prima volta, sono diventata consapevole di come si presentava il mio corpo. Ho capito che non andavo bene come ero. Desideravo tanto diventare come le modelle nelle riviste patinate e quindi mi sono messa alla vana ricerca della perfezione. Ora, quasi 40 anni dopo, non posso dire che me ne frego di come mi presento e non è neanche questo lo scopo. Cerco invece di accettare le cose come stanno e di abbracciare tutto il pacchetto: capelli grigi, rughe, pelle sempre meno elastica, tette e sedere che risentono della forza di gravità e un corpo spigoloso invece di belle curve. Considerando la mia età, che non posso contrastare, evito di paragonarmi a ideali sempre più irraggiungibili e provo a dare meno importanza a quello che gli altri pensano di me (o quello che penso che gli altri pensano di me) Apprezzo il privilegio di stare bene e di muovermi con facilità. Mi alleno quasi sempre (Roma non è stato costruito in un giorno :-) semplicemente perché mi piace il movimento, e mangio il più delle volte in maniera serena, ascoltando il mio corpo invece di sottopormi a regole imposte da fuori.
Crescendo focalizzandomi sull’aspetto fisico, sui dettagli, sulla precisione e sì, anche sulla perfezione ha portato anche qualcosa di buono come, ad esempio, l’introduzione nel mondo del Pilates.
Ma anche qui qualcosa sta cambiando. Le parole di Michael Law che ultimamente è stato citato su PilatesAnytime, mi hanno confermato che il Pilates può essere vissuto diversamente. Law dice che di base il perfezionismo non c’entra molto con l’essere meticolosi. Invece ha a che fare con la paura. La paura di sbagliare, di deludere gli altri, di fallire ma anche del successo.
Di che cosa abbiamo paura? Vogliamo provare a smettere di mirare a obiettivi assurdi per la paura di sbagliare e iniziare ad abbracciare l’imperfezione?
Ecco alcune idee su come fare:
- È il percorso che conta e non la meta
- Tutto è un’opportunità per imparare
- Sposta il tuo focus dall’esterno all’interno.
- Lavoriamo insieme per abbracciare l’imperfezione
È il percorso che conta e non la meta
Il Pilates, per il suo metodo per certi versi abbastanza meticoloso, attira in gran parte personaggi più o meno perfezionisti, sia insegnanti che allievi con corpi scolpiti e curati, appassionati a migliorare un certo movimento fino nel più piccolo dettaglio e con la voglia di raggiungere obiettivi sempre più in alto. Questo era anche la filosofia di Joseph Pilates, e non è un fatto soltanto negativo, però secondo Tasha Edwards di PilatesAnytime, una delle conseguenze può essere quella di riempirci la vita (e per quanto riguarda gli insegnanti anche la vita degli allievi) di stress e ansia convinti che non andiamo mai bene come siamo.
Ricordiamoci che è la progressività che conta e non la meta. Per questo l’esercizio Side Plank ci offre un ottimo esempio: siamo sdraiati sul fianco, appoggiati su una mano o sul gomito, e dobbiamo sollevarci pian piano portando il corpo a formare una bella linea dritta, dai piedi fino alla cima della testa. Risulta però nettamente più facile sollevarsi con uno scatto per poi aggiustare il corpo in una linea. Ma se vogliamo eseguire l’esercizio bene dobbiamo puntare sul percorso più che sulla meta cercando di sollevarci in modo piano e controllato, con gambe distese e unite e con molta precisione e fluidità per poi arrivare alla posizione finale. Sii consapevole di ogni millimetro che il tuo corpo si solleva, e se inizi a tremare o dondolare torna giù piano e apprezza quello che hai fatto oggi. Domani c’è un altro giorno.
Ricorda anche che il tuo è un viaggio individuale, che conta per te e non quello del proprio insegnante di Pilates, il personal trainer, un genitore, un amico, un influencer o la pubblicità. Quindi cerca la soluzione che è giusta per te e che ti fa sentire bene.
Tutto è un’opportunità per imparare
Devi concederti la libertà di non essere perfetta, di sbagliare, imparare e crescere. L’importante è riconoscere i propri errori, chiedendoti che cosa puoi imparare da loro invece di sentirti definita da essi.
Nel Pilates esistono tante regole, e di conseguenza tanti modi sbagliati e pochi modi giusti di eseguire un movimento per arrivare allo scopo dell’esercizio. Quindi hai tante possibilità di sbagliare, imparare e crescere. Porta la tua attenzione al presente, osserva con curiosità e aggiusta i dettagli un po’ alla volta. Qui puoi prenotare una lezione di prova gratuita.
Garuda invece “…ti insegna che non ci siano errori nella vita, che tutto è un’opportunità per imparare e che ogni momento è un nuovo inizio.”
Questo ti offre una buona opportunità per riscoprire la tua intuizione, fidarti del proprio corpo e muoverti come piace al tuo fisico anziché mirare a movimenti, posizioni e sequenze che siano belli da vedere.
Invece di assumere forme perfette possiamo celebrare ogni piccolo movimento. Vedi anche questo articolo.
Sposta il focus dall’esterno all’interno
Per imparare a sentire meglio il proprio corpo devi spostare il focus da fuori a dentro.
Il corpo, secondo il metodo Garuda “è stato creato per muoversi”, e non come noi pensiamo che “dovrebbe muoversi”.
Puoi farti guidare e imparare da fonti esterne, ad esempio da un insegnante di Pilates, ma allo stesso tempo devi fidarti di quello che ti comunica il corpo.
Con o senza regole, è comunque una bella cosa sia nell’allenamento come nella vita in generale, essere in grado di capire se un movimento o una decisione per la vita sia giusta o sbagliata per te. Fidati dei segnali del tuo corpo e aggiusta, modifica o cambia strada se necessario.
Abbandonare il perfezionismo e il focalizzarsi sull’aspetto fisico ti aiuta a spostare l’attenzione ai segnali e alle sensazioni del corpo. Questo può risultare difficile particolarmente per noi donne. Ci osserviamo da fuori con gli occhi degli altri, ci paragoniamo e il nostro corpo diventa un oggetto da guardare invece che uno strumento da usare.
In questo articolo puoi leggere come sviluppare un’immagine corporea positiva.
Proviamo a dare spazio all’imperfezione, alla Nutella, a un giorno sul divano con 3 stagioni della nostra serie TV preferita, al vino in abbondanza la sera con cari amici (e sì, il piacere, se goduto pienamente, fa anche bene al corpo), all’esercizio di Pilates o al movimento di Garuda che forse non viene eseguito in maniera corretta ma ti fa sentire bene.
È un viaggio ricco di ostacoli che richiede tanta pazienza e compassione.
Lavoriamo insieme per abbracciare l’imperfezione
Su Facebook abbiamo creato il gruppo “La LiveFlow community”, di sostegno reciproco. Diamo il benvenuto all’imperfezione e a tante interpretazioni diverse di che cosa voglia dire “bello”. Desideriamo dare meno importanza al corpo come oggetto e più al corpo come strumento.
Da noi il movimento sicuro e piacevole supera la mentalità rigida di come noi e gli altri dovremmo essere.
Ci farebbe molto piacere se avessi voglia di provare a cambiare qualcosa insieme a noi. Puoi iscriverti qui.
“Trovo sempre la bellezza nelle cose strane e imperfette.
Sono molto più interessanti.”
Marc Jacobs
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