Le mentalità del tutto o niente e perché è meglio trovare una via di mezzo
Forse ti riconosci in questo scenario: sei stata tentata a mangiare una fetta di torta appena sfornata e ora ti senti in colpa perché non era permesso dalla dieta che avevi intrapreso. Tutto è rovinato. Ormai puoi continuare a mangiare tutti i cibi preferiti (ma vietati) per il resto della giornata e riprendere la dieta domani. Oppure questo: hai finito di lavorare più tardi del previsto e non c'è più tempo per quell’ora in palestra che avevi pianificato. A questo punto tanto vale – per oggi salti il movimento e domani ci dai dentro il doppio. Le regole sono infinite…
- non mangiare appena prima di andare a letto
- evita i carboidrati
- la frutta contiene troppo zucchero
- sollevare i pesi ti fa diventare grossa
- soltanto allenamento aerobico va bene per bruciare i grassi
- non bere le tue calorie
- le noci contengono troppo grasso
- meglio olio che burro
- il dolce soltanto durante il weekend
- …
È comodo avere delle regole fisse con le categorie buono/cattivo, bene/male, tutto/niente. Ci aiutano a non dover pensare troppo, siamo certi di essere sulla strada giusta e ci rendono la vita più semplice e a volte possono proprio essere utili.
Meno regole – più libertà
Le regole e le restrizioni che la cultura della dieta ci impongono per raggiungere o mantenere l’ideale di un corpo perfetto possono però risultare dannosi. Le diete ci promettono che “se facciamo esattamente così, tutto andrà bene”. Ci aiutano a sentirci in buone mani se manteniamo il regime fisso ma se sbagliamo…
diventa un problema.
La vita non procede nella maniera del “tutto o niente” e se siamo troppo rigidi e inflessibili per quanto riguarda cibo, corpo e allenamento perdiamo l’opportunità di imparare e di cambiare, e soprattutto di essere liberi e goderci la vita.
Spazio per sbagliare
Con la mentalità del “tutto o niente” potrai avere soltanto successo o fallimento, niente spazio per sbagliare e imparare dai propri errori. Se invece riesci a trovare e ad accettare la giusta via di mezzo per te e a mettere da parte il giudicare di quella mentalità, avrai la possibilità di farti delle domande, di riflettere, imparare e crescere.
Mi viene in mente il semaforo: con il rosso ci si ferma e con il verde si va, senza pensarci troppo. Se invece c’è il giallo che lampeggia (e che non esiste in Danimarca, cosa abbastanza emblematica per la mentalità danese, ora che ci penso: ci piacciono regole chiare da seguire) bisogna fermarsi, riflettere e agire soltanto dopo aver deciso cosa sia giusta fare in questo momento.
Abbracciamo l’imperfezione
Secondo quanto scrivono Resch e Tribole nel loro libro “Intuitive Eating”, la mentalità del “tutto o niente” si basa spesso sul desiderio di raggiungere la perfezione. E ti offre soltanto 2 alternative: una difficile da realizzare e ancora piu difficile da mantenere e l’altra è il buco nero nel quale cadi se non riesci a realizzare la prima. E se gli obiettivi che ti sei imposta sono collocati troppo in alto, sei destinata a sentirti un fallimento per la maggior parte del tempo.Non giudicare
Forse a questo punto conosci già alcune delle mie debolezze, come quella per la Nutella? Per tanti anni non ho voluto tenerla in casa perché se iniziavo a mangiarla a cucchiaiate non mi fermavo più. Ora sto lavorando per tenermi nella zona grigia. Ho deciso che la Nutella la devo avere in casa sempre – per la gioia dei miei bambini. A volte ne mangio solo un po’, altre volte continuo a mangiare molto oltre il mio livello di soddisfazione. Ma invece di arrabbiarmi con me stessa e andare a correre per ore, mi pongo delle domande, con curiosità e compassione e soprattutto senza giudicare.
Per questa indagine bisogna evitare la parola “perché”, proprio perché questo termine tende a giudicare e a sollecitare una sorta di difesa.
Le mie domande potrebbero invece essere queste:
- Come mi sentivo prima di iniziare a mangiare?
- Qual’è la differenza tra oggi e l’ultima volta quando mi andava benissimo mangiare soltanto un cucchiaino o due?
- Avevo proprio fame o avevo voglia del sapore, della consistenza, delle sensazioni?
- Quali erano i miei programmi per il resto della giornata? Erano previsti compiti noiosi oppure un’attività fisica per la quale (pensando con la mentalità della dieta) mi davo il “permesso” di prepararmi le riserve?
Tuffiamoci nelle sfumature del grigio
Vivere le infinite sfumature tra il bianco e il nero significa che ogni esperienza di vita diventa un'opportunità per imparare e sperimentare piuttosto che subire un successo o un fallimento, e permette una maggiore flessibilità. Inoltre, se iniziamo a usare un linguaggio neutrale senza giudizi eliminiamo le connotazioni di “vergogna” e “morale” dalle nostre decisioni e sceglieremo in base alle nostre sensazioni interne invece dell’ambiente che ci circonda.
Se tu, come me, pensi a certi tipi di alimenti come cattivi, dannosi per la salute e vietati, probabilmente provi a evitarli del tutto per poi occasionalmente perdere il controllo e darci dentro.
Prova a spostare il tuo focus dalle informazioni esterne alle sensazioni interne. Prenditi il tempo per sederti tranquilla e, senza giudicare, semplicemente gustarti il cibo “proibito”. Prendi consapevolezza dell’odore, del colore, della consistenza, delle sensazioni sulla lingua, nel palato, nella gola e nello stomaco di questo cibo. Se hai voglia di continuare a mangiarlo continua mentre noti tutte le sensazioni. Magari cambia gusto, forse dopo un po’ lo senti meno piacevole, meno soddisfacente. Forse cominci a sentire le reazioni del tuo corpo come il cuore che batte più veloce…
Cerca di notare tutto senza mai giudicare. Bisognerebbe riuscire a togliere le connotazioni come buono/cattivo e sano/non sano dal cibo per imparare ad ascoltare il proprio corpo. E sì, ci vuole tanta pazienza e lavoro mentale.
Anche se il grigio è un colore un po’ triste, questa zona, al contrario del nero/bianco, ti apre un arcobaleno di scelte e ti aiuta a evitare comportamenti “fuori controllo” che sono la risposta naturale alle restrizioni. In questo spazio mente e corpo si avvicinano permettendo di trovare una relazione più equilibrata con cibo, corpo e con noi stessi.
Ecco alcuni suggerimenti per appropriarti della zona grigia:
- Diventa consapevole delle regole che ti guidano. Quando e come si manifestano durante la giornata? Come emergono nei tuoi pensieri, nella lingua, nei sentimenti e nel comportamento? Poi cerca di lasciarle andare.
- Trova degli aggettivi neutri per sostituire quelli che contengono un giudizio. Il cibo può essere, ad esempio, nutriente, delizioso, profumato, colorato, soddisfacente…(in danese si usa addirittura la parola “hyggelig” di cui puoi leggere di più qui) e il movimento può essere piacevole, calmante, meditativo, giocoso, socievole…
- Ricordati che tutti gli alimenti contengono sostanze nutrienti. Alcuni ne contengono di meno e altri di più ma non bisogna mai categorizzarli come buoni o cattivi – sono semplicemente dei cibi.
- Evita i “dovrei” e “non dovrei” soprattutto quando costituiscono delle regole da seguire. I “dovrei” ti disconnettono da te stessa, dal tuo corpo e dai tuoi valori. Se sei abituata a imporre a te stessa dei doveri potrebbe essere difficile sentire veramente che cosa vuoi. Spesso quello che pensi di dover volere è molto diverso da quello che veramente vuoi.
- Accetta l’idea del “sia l’uno che l’altro” invece del “o l’uno o l’altro”. Un giorno ti senti bene in sintonia e ascolti il tuo corpo e il giorno dopo ignori i suoi segnali e continui a mangiare o ad allenarti fino a stare male… È perfettamente normale. Rinunciare alla mentalità della dieta non è una cosa immediata – lascia andare anche qui la perfezione, crea spazio per tutti i sentimenti e sii gentile con te stessa.
La mentalità rigida del tutto o niente ti è servita per sentirti al sicuro e probabilmente ci tornerai spesso per vecchia abitudine. Pian piano scoprirai che lasciando andare queste regole trovi nuove opportunità per conoscere meglio te stessa e per crescere. Imparerai ad ascoltarti e a fidarti delle risposte che avrai invece di appoggiarti del tutto alle indicazioni che arrivano da riviste, social media, amici, parenti, palestra ecc.
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