4 modi per affrontare il cibo con compassione
La mia relazione con il cibo per tanti anni era piuttosto tesa, rigida, controllata e spesso collegata a pensieri e convinzioni negative. Se mi capitava un invito a cena per la sera stessa mi scombussolava il “programma” giornaliero. Se non riuscivo a controllarmi di fronte a una torta appena sfornata mi rimproveravo per aver mangiato troppo. Se mi capitava di dover consumare un pasto basato interamente su carboidrati ero convinta che il mio fisico ne avrebbe sofferto. Se mangiavo “troppo” a colazione dovevo compensare con una lunga corsa… e così via. La mia relazione non soltanto con il cibo ma anche con me stessa era piena di criticismo e giudizio, vergogna e sensi di colpa.
Con “Intuitive Eating” ovvero l’alimentazione intuitiva ho cambiato prospettiva e creato una relazione con cibo e corpo più positiva e serena, fondata sulla compassione.
Ecco come viene definito la compassione su questo blog:
“La compassione, o compassion, è l’attitudine volontaria che promuove il riconoscimento del dolore, di ogni forma di sofferenza, personale o altrui, accogliendo in modo gentile, non giudicante, non finalizzato alla sua risoluzione quanto piuttosto a validare la nostra natura umana condivisa.”
In breve: essere gentili verso se stessi.
Scambiando l’autocritica con la gentilezza, il cibo e il corpo diventano nostri amici e alleati. Ecco 4 modi per portare la compassione nella tua relazione con il cibo:
- Nota come parli a te stessa
- Rispondi con gentilezza
- Esci dalla visuale del o bianco o nero
- Sintonizzati con i desideri del tuo corpo
Nota come parli a te stessa
Ascolti la tua voce interiore oppure i tuoi pensieri si concentrano sul mangiare come, ad esempio:
- I carboidrati fanno ingrassare, meglio evitarli.
- Ora ho mangiato troppo e dovrei andare a correre.
- Il cioccolato non fa bene, non lo posso tenere in casa.
- Non riesco a resistere alle patatine, ma poi mi rimprovero.
- Ho sbagliato a mangiare quella fetta di torta, sono una fallita.
Tutte queste idee su cosa dovresti o non dovresti mangiare e fare arrivano dalla cultura della dieta e portano a sentimenti di vergogna e fallimento che ti spingono a restrizioni, a punirti e a compensare ulteriormente le abbuffate incontrollate di cibi “proibiti”, con a seguito sentimenti di vergogna e fallimento. Un ciclo di negatività e odio verso il cibo e te stessa.
Rispondi con gentilezza
Una volta diventata consapevole di questo modo negativo di parlare e pensare riguardo al cibo e a te stessa, fai caso a come ti fa sentire. Ti insegna qualcosa di utile? Ti aiuta a riflettere e poi di agire in maniera sensata? Oppure ti spinge a reagire in modo spontaneo e con azioni che non ti sostengono?
Cerca di cambiare ogni commento negativo riguardo al cibo con commenti più gentili o almeno neutrali come, ad esempio:
- Una torta appena sfornata nutre sia corpo che mente.
- I carboidrati servono al mio fisico e mi piacciono tanto, vorrei aggiungere però più verdure.
- Stasera ho mangiato oltre la mia soglia di piacevole sazietà ma era tanto. buono e mi sono goduta la serata in buona compagnia.
- Il cioccolato fa bene alla mia anima e lo mangio quando ne ho voglia.
Esci dalla visuale del o bianco o nero
Con la mentalità della dieta tendiamo a categorizzare il cibo come buono o cattivo, salutare o “spazzatura” e cibo che fa bene e quello che fa male. Riesci a vedere tutti i cibi come neutrali? O ci sono alcuni cibi che ti piacciono tanto ma cerchi di evitarli perché non fanno bene al fisico? Dovremo lavorare per rendere tutti i cibi neutrali emotivamente. Il gelato e le carote hanno la stessa valenza ed esistono benissimo insieme.
Mangiare in maniera felice e salutare significa essere flessibili, cioè esci dalla visuale del o bianco o nero. Dobbiamo nutrirci senza escludere il piacere e la soddisfazione – fattori importanti per il nostro benessere emotivo, mentale e fisico.
Sintonizzati con i bisogni del tuo corpo
Diamo tanto spazio ai nostri pensieri con i quali spesso ci giudichiamo e ci fanno staccare dalla saggezza del nostro corpo.
Quando ero ancora fortemente influenzata dalla mentalità della dieta mi capitava spesso di scegliere, ad esempio, frutta secca come un’alternativa "più salutare” invece del cioccolato del quale avevo voglia. Così la frutta non mi soddisfava, mangiavo di più, poi continuavo con un po’ di pane con miele, e tutto per evitare il cioccolato che “non fa bene e ha tante calorie”. Non riuscivo a smettere e comunque spesso mangiavo anche il cioccolato con il risultato di aver mangiato molto oltre alla mia soglia soddisfazione. Ora, se ho voglia di cioccolato, lo mangio e non ci penso più. Di solito mi soddisfa anche soltanto un po’ perché so che posso averne ancora in un altro momento se voglio. Mi fa sentire in pace con me stessa e con il cibo.
La critica come fattore motivazionale diminuisce la nostra confidenza e aumenta la paura di sbagliare.
La motivazione che arriva dalla compassione ci sostiene e lascia spazio per sperimentare e sbagliare. Ci aiuta con gentilezza a rialzarci, ci spinge verso la curiosità e ci fa imparare dai nostri errori. Ritroviamo la capacità innata di ascoltare il nostro corpo e di assecondare le sue richieste.
Tu come sei abituata a motivarti? Come parli a te stessa? Quali sono le tue esperienze?
Mi farebbe molto piacere sentirti. Mandami un’email a t.helboe@gmail.com, cerco sempre di rispondere quanto prima, ma sempre entro 48 ore.
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